" Pubblicazioni & recensioni "

A cura di Emanuela Di Stefano

 

 

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Emanuela Di Stefano presenta:  “Letizia Caiazzo”

 

Essere sedotti dal cromatismo e dai fascinosi effetti della digital art di Letizia Caiazzo, è fatto ormai noto, ma senza alcun dubbio il suo universo è un magico “gioco” non solo di creazioni visive ma di simbologie che nella nuova dimensione virtuale si ritrovano ad essere libere espressioni vitali, in cui l’immaginazione trova la sua completezza con la realtà.

Baciata dall’ispirazione trova la sua massima espressione nel fruttuoso connubio tra arte e tecnologia, dichiarando chiaramente la poetica di una mutevole creatura che spazia tra le diverse tecniche e soggetti, capace di sorvolare una dimensione che appartiene soltanto a chi sa ascoltare la melodia infinita del proprio sentire, con estrema eleganza e semplicità comunicativa.

 

Il suo linguaggio rientra in quello che potremmo definire il filone delle nuove creazioni visive, una terza dimensione plasmabile dallo slancio percettivo dell’artista stessa, un passaggio dal reale fino al raggiungimento di un opera unica e irripetibile, una tecnica quindi quella della computer art che non ha limiti esattamente come la mente di Letizia, che riesce a scatenare una vera e propria rivoluzione dell’immaginario collettivo.

Osservando le sue opere si percepisce libertà e impulsiva imprevedibilità ove tutto è possibile, un camaleonte dell'arte contemporanea, che non rifiuta il richiamo delle “origini” ma le enfatizza facendole proprie.

 

Esattamente come Marcel Duchamp in L.H.O.O.Q più nota come la “Gioconda con i baffi”…è così che anche la Caiazzo fa sua l’arte classica, palesandosi nelle opere: Bimbe/Insieme/La finestra/ Preghiera/La violoncellista/il vecchio e il mare, esempi chiari di coinvolgimenti della propria sensibilità e conoscenza.

 

 

Puparo Siciliano Mimmo Cuticchio e le sue creature…
Puparo Siciliano Mimmo Cuticchio e le sue creature…

A cura di Emanuela Di Stefano – Recensione per la rubrica “ANTICHE ARTI E MESTIERI” del progetto “Insieme con buon umore”

 

L’amore e il senso dell'onore dei “Pupi”…

 

Grazie alle celebri dinastie di Pupari susseguitesi tra la seconda metà del XIX ad oggi, artisti e artigiani hanno realizzato le loro creature per dar vita “all’opra di Pupi”, una delle più antiche avvincenti e sibilline tradizioni della cultura siciliana.

 

Attualmente tale espressione artistica ha perduto parte del suo splendore e del suo pubblico, a causa di altre forme culturali d'intrattenimento, tuttavia grazie alla grande abnegazione e volontà di mantener viva la tradizione, il Teatro dell'Opera dei Pupi rimarrà per sempre un importante simbolo folcloristico e artistico della meravigliosa Sicilia, riconosciuto altresì dall’ UNESCO nel 2001 come ”Capolavoro del patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità”.

Non dobbiamo mai dimenticare che questa forma teatrale, pur nella sua semplicità espressiva ha permesso la divulgazione della poesia epica, raccontando eventi e gesta di personaggi storici attraverso alti codici di comportamento, che hanno interessato anche il popolo siciliano.

Cavalleria, senso dell'onore, lotta per la giustizia, fede e intrecci amorosi continueranno a prendere vita dalle suggestive voci degli stessi Maestri pupari…che "a dispetto" di questa nuova era tecnologica versa alla “modernità a tutti i costi”, proseguiranno la loro opera, realizzando i pupi "fatti" di anima e capaci di rievocare “antiche origini”…

Coinvolgenti spettacoli colmi di pathos non cesseranno la celebrazione di tempi lontani, nei quali lo spettatore tra il vociare stupito ed il movimento delle armature, animerà la propria immaginazione.

 

Insieme alle conquiste di Carlo Magno e all’ Orlando innamorato, sosteniamo certamente la prova più ardua, quella del custodire e tramandare l’importante tradizione dei Pupari, ai giovani d’oggi che sapranno riecheggiare ancora, così grande alchimia.

 

 

A cura di Emanuela Di Stefano 2012

 

"Santolo Abbattista"

 

Per il settimanale "Il Dispari" e il progetto Culturale "LENOIS le nostre Isole"

 

 

L’immaginario del Maestro Santolo Abbattista rivela la realtà come non si è mai vista.

Osservando la sua pittura ci abbandoniamo per un momento a quell’ immaginario di forme che il nostro sentire quotidiano tenta di avvicinare, nell’intento di voler spezzare una corda troppo stretta, che è la vita!

Ed è proprio questo il “viaggio” dell’Artista, riuscire a cambiare il punto di vista delle cose, scorporare ogni elemento dalla stasi, così da renderlo protagonista per tutti coloro che vogliono credere che la speranza è la migliore cura morale.

 

Prendono così campo libero nei dipinti del Maestro, grandi spazi interrogativi talvolta “irruenti ” che immancabilmente vengono smorzati dall’immediata sensazione di certezze, offerte dal naturale ottimismo dell’Artista , capace di suggestive e personali visioni.

Dagli episodi naturalistici a quelli psicologici in cui possiamo immaginare l’evoluzione dell’uomo attraverso la vita che verrà, attraverso un “gioco” surreale ed emozionale, che lascia alla ragione il compito di ricomporre i frammenti di quel vissuto, successivamente raccontato attraverso il suo “viaggio dell’anima”.

Tutto ciò è parte di una ricerca continua e accurata, un tempo  Artistico - Umano i cui valori ed insegnamenti sono stati trasformati ed elaborati in un linguaggio originale e personalissimo, nel quale è riuscito a fondere riferimenti religiosi, modelli culturali, memorie e percezioni, in uno spazio che non ha confini.

Il gusto della ricerca certamente dettata innanzitutto dalla spiritualità fortemente vissuta, gli hanno permesso di realizzare opere ricche di elementi simbolici che sanno arginare e guidare verso la realtà temporale, privando ogni desiderio di sconfinare nell'eresia.

 

 

A cura di Emanuela Di Stefano  2010

 

“Paolo Monaco”

 

Le tendenze attuali, divenute “fenomeno” internazionale e che versano alla ricerca artistica contemporanea, tentano di confondere la metamorfosi di Paolo Monaco, che non rincorre il “ moderno a tutti i costi ”.

Le sue opere diventano Icone di dolore e ricordi, volti di un individuo che non vuole comprendere l’orrore dei propri simili, ma a cui si antepone per amore della vita.

Le cromie s’ infrangono ed esplodono quasi a voler lacerare l’immagine per renderla estranea ai suoi occhi, una danza di amorevole compassione che volge alle condizioni umane, minacciate e ferite dal presente e dal passato, forse una visione di se stesso che si lascia trascinare dal vortice dell'assenso/dissenso, universo fittizio apparentemente “appagante” che lascia scorgere all’orizzonte l’inizio di una pellicola “cinematografica”, che non ha mai fine...e tutto ricomincia...come se nulla fosse mai nato e ravvisato... Primordiali note dell’anima suonano musica universale, impeto di segni e colori che esteriormente stravolgono la morfologia del soggetto, ma che indicano la rinascita e la speranza.

Concetto paradossale o incoerenza? Ne l’uno ne l’altra, il paradosso è invece il segno distintivo dell’artista che possiede il “Sacro fuoco vitale”, quello che fa circolare il sangue, che agita le passioni, che fa nascere i sentimenti, condizione esistenziale necessaria per comunicare con il mondo e che caratterizza le grandi tele di Monaco, colme di forte drammaticità e di delicata liricità, perché il tema da lui sentito viene visualizzato nella sua più cruda realtà, come frammenti e scorci ormai liberi da strette corde.

Una mano chiusa in un pugno, si risveglia ogni volta dal torpore di un amore mai esaurito, per giungere attraverso un dipinto, alle coscienze degli “invisibili”, privati dell’incomunicabilità, assaliti dall’indifferenza e dagli individualismi dell’ astensione egoistica.

 

In linea con le dualità che abbiamo dentro, i suoi dipinti giocano contrapposte le “carte” indifferenza/piacere - sacro/profano - antico/moderno, tutte realtà vissute nelle quali noi tutti ci riconosciamo e diveniamo protagonisti attivi. Quasi a voler esporre la propria “nudità violata” la sua arte è vita pura, messaggio d’amore e denuncia che solo in pochi possono e vogliono ascoltare…

Ma è giusto che sia così poiché la poesia migliore si “nutre” di ansia mutandola in serenità, continua rigenerazione personale e collettiva. Apparentemente in controtendenza rispetto alla stragrande maggioranza dei pittori moderni, che tendono a scaricare sulla tela le emozioni vissute con compiaciuta “bontà” alterando il vero senso della vita, Monaco espone la sua vera natura non caricando la realtà di simbolismi astratti , bensì esplora con rispetto l’essere umano nell’intimità, anche nell’atto di dolore, rappresentando la “cruda” sofferenza alla ricerca della visualizzazione di quelle pulsioni recondite e oscure, che tutti noi facciamo fatica ad accettare.

Paolo Monaco è un viandante di se stesso, muta la poesia della sua esistenza in immagini che sfiorano la spietata bellezza delle duplici estremità…

 

 

Opera di Giovanni Cappelletti, intitolata "P. di V."
Opera di Giovanni Cappelletti, intitolata "P. di V."

A cura di Emanuela Di Stefano

 

"Giovanni Cappelletti "

 

 

L’opera di Giovanni Cappelletti ci da la possibilità di immergerci nella nostra realtà energetica.

Spesso soffermiamo il nostro sguardo su elementi che consideriamo famigliari, poiché sono rassicuranti e generano in noi sensazioni oggettive.

Ma come spesso accade, la nostra coscienza ha la necessità di andare oltre la conoscenza “pratica” per giungere ad una nuova chiave di lettura…

Concetto che l’artista ha espresso apertamente, utilizzando indubbi elementi “primordiali” e analizzando il concetto innovativo del senso dello spazio.

Osservando il suo lavoro, con cui è possibile comunicare ed interagire anche senza muoversi, ci rendiamo conto dell’ effettiva dimensione dello spazio/tempo, puntualmente rielaborato dal nostro cervello, che ricostruisce la prospettiva tridimensionale.

 

 

 

Sono di mia proprietà intelletuale in quanto autrice e ideatrice dei seguenti passi di un Manifesto artistico redatto senza fini di lucro, per una Associazione, che non verrà mensionare poichè esperienza passata e conclusa !

 

 

Qualsiasi altro contenuto e variazione (visibile e diffuso nel web o in forma cartacea con mio nome in calce ) potrebbe essere stato aggiunto da terse persone dopo  il 21 Febbraio 2009 a mia insaputa, di seguito il testo originale

sottoscritto il 21 Febbraio 2009 a Cerreto Laziale

 con il Patrocinio della

 Regione Lazio e la Provincia di Roma


 

PREFAZIONE

 

E’ l’alchimia dell’Arte che ha permesso con decisione “LA NASCITA E LO SVILUPPO DI UNA REALTA”

 

L’artista “vero” è colui che utilizza le Nobili Arti, senza pensieri né desiderio di perfezione, ciò che brama è l’affermazione della sua presenza, come possibilità di conoscenza e d’equilibrio armonico, tra l’uomo e la natura, tra l'individuo e la società, sulla base di una vera conoscenza di sé.

 

- L’artista “VERO” non ha bisogno di “Aggiungere” o “Togliere” nulla all’Arte, poiché si serve della moltitudine delle influenze culturali per costruire la sua “differenza”.

 

- L’artista “VERO”porta la sua espressione al di fuori dei confini dell’area, che lo contraddistingue e privilegia il contatto con le altre realtà, con le quali si confronta senza mai perdere la sua peculiarità.

 

- L’artista “VERO” comunica movimento e dinamismo attraverso il suo comportamento nei confronti delle discipline umane e artistiche che affronta, a beneficio dello spettatore, che partecipa attivo dalla genesi al risultato finale.

 

1. Noi ci prefiggiamo come principale interesse, il mondo dall’Arte, quel mondo che si stacca prepotente dal solo “apparire”, ma che “penetra” in contatto stretto con la profonda interiorità dell’anima.

2. Noi ricerchiamo, sperimentiamo e verifichiamo pratiche artistiche di pensiero e di studio, volte alla scoperta dell'uomo e delle sue molteplici potenzialità.

3. Noi dichiariamo l'intento di cooperare ad una aggregazione omogenea della cultura italiana che si presenta al momento attuale come frammentata e tragicamente conflittuale

Da qui la consapevolezza di dare “vita” ad un gruppo unito per “riappropriarsi” dei valori più volte “usati” anziché “stimati”.

4. Noi vogliono adottare la metodologia di un rapporto di collaborazione fra “produttori” di cultura e Istituzioni al fine di prevenire e combattere l'asocialità, l'isolamento, la depressione e la Terribile “noia”!

5. Noi  gridiamo ad alta voce: "E’ ORA DI DIRE BASTA"e ci rifiutiamo, e ci ribelliamo a qualsiasi forma di speculazione adottata e gestita dagli “intrallazzatori ” che speculano sull’Artista.

 

E’ ORA DI DIRE BASTA alle continue richieste di denaro provenienti dalle “Associazioni” e pseudo "Gruppi” che organizzano esposizioni collettive o estemporanee con premi acquisto spesso concordati e fasulli.

 

6. Noi vogliamo esaltare lo spazio d’incontro libero, in cui la passione per l’Arte unisce diverse nazionalità e culture, elementi essenziali della nostra “poesia”.

7. Noi vogliamo inneggiare il “vero” Artista che tiene i colori stretti nella propria mano, mezzo ideale che attraversa la il pianeta senza confini,  lanciarli sulla tela per esprimere la propria affermazione, ferma nel tempo e atta a trasformarsi in arte, l’arte vera che apre i confini costruttivi, multi etnici e multi culturali.

 

 

A cura di Emanuela Di Stefano

 

"Gino M.

 

Il percorso soggettivo ed artistico di Gino M. si svela nell’entità sensibile, che desidera vivere la propria forza interiore come mezzo comunicativo, alla ricerca di un proprio linguaggio espressivo libero e concettualmente aperto ad un nuovo surrealismo delle forme.

Egli intravede e si scopre nei nuovi impulsi del cromatismo, un continuo gioco tra colori freddi e colori caldi, larghi gesti lasciano spazio ad orizzonti mossi, fiori e farfalle, simboli che evocano speranza.

Un linguaggio a prima vista informale nelle campiture “agitate”, ma che si manifesta soave nell’incontro di forme naturali e simbolismi appartenenti solo a coloro che presagiscono l'opera, le intime sensazioni, le storie ed i sogni dell’Artista.

Le composizioni riescono a descrivere panorami irreali e sognanti, lasciando lo spettatore dinanzi all’ armonia degli opposti, che convergono verso un punto di equilibrio, enfatizzato dal contrasto tra spazio - colore - forma .

La morbidezza dei corpi adagiati tra la vegetazione sembra essere un chiaro invito alla riflessione sul mondo femminile, un appagante “gioco” di elementi che nel medesimo istante si fronteggiano e si seducono, restando comunque equidistanti ed equilibrati. Due ruoli che si consolidano nell’ idea melodica della seduzione e dell’armonia.

 

Le vibrazioni del suo essere, pur recuperando gli elementi essenziali del fare pittura, propongono uno nuovo spazio evolutivo che oscilla tra confini di opposizioni nette. Sinuose figure circondate dalla “planimetria” labirintica della “curva” trovano la loro guida nella mediazione cromatica, attraverso il principio di una espressiva ricerca del giusto contrappeso, secondo un elemento che agisce da mediatore e catalizzatore dell’opera: IL COLORE.

Ispirate dal Surrealismo, alcune opere di Gino M. rimandano idealmente a “La donna con testa di rose e La donna con testa di fiori” del celebre pittore catalano Salvador Dalì.

Rimanendo tuttavia fortemente legato e affascinato dalle primordiali forze dei sentimenti, oltrepassando i limiti della dimensione terrena, alla ricerca costante del movimento, per nutrire le proprie opere di puro pensiero poetico quiete e contemplazione.

 

 


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